Gian Battista Canè – Primo fotografo a Forlì
di Gilberto Giorgetti
Pietro Battista Canè (Gian Battista Canè), figlio di Antonio e di Diamante Zanelli era nato ad Imola il 22 novembre del 1842.
Sposò Maria (Marietta) Cialfi e morì a Forlì l'8 marzo del 1926 .
La prima bottega fotografica venne aperta a Forlì in Corso Vittorio Emanuele al n° 17 (attuale Corso della Repubblica) nel 1861 da Gian Battista Canè. Lo studio era intestato ai “Fratelli Enrico e Battista Canè” , i quali adottarono un marchio fotografico con lo stemma della città, contornato da riconoscimenti dell'Accademia Raffaello d'Urbino, dell'Accademia Dantesca Napoletana (1870) e da quella del Circolo Promotore Partenopeo Gian Battista Vico di Napoli.
Il 15 febbraio del 1875, Gian Battista Canè si trasferì a Foligno dove aprì un nuovo studio fotografico in Via Ammaniti e nel 1882 si trasferì definitivamente a Forlì. In seguito, adottò un nuovo marchio sormontato dallo stemma della città di Forlì dove egli appariva come unico titolare dello studio. Nel disegno, inoltre, era raffigurato un pittore con la tavolozza in mano, mentre con l'altra indicava un cartiglio col nome del fotografo. Il marchio era stato litografato dalla ditta Gavazzi e Desogner di Milano . Il 26 dicembre del 1888, Umberto I di Savoia concesse a Gian Battista Canè di fregiarsi con lo stemma Reale; nel 1894 Canè venne premiato con diploma e medaglia all'Esposizione Riunita Fotografica di Milano. In una delle tre medaglie, recto e verso, presenti nel marchio e raffigurante l'effige di Dante Alighieri venne modificata la scritta dell'Accademia Dantesca Napoletana in Accademia Dantesca Mantovana. In seguito, i supporti fotografici col marchio di Gian Battista Canè, stampati o impressi a secco, portarono le firme dei seguenti litografi di Milano: G.M. & M. – Farina – Giuseppe Perelli (1909) – Cerasola & Giacomessi e Mazza (1912) . Questi cartoncini dai vari formati, Budoir – Cabinét – Carte de Visite – Elena – Margherita – Vittoria – Mignon – Mignonette , servivano per consolidare, tramite una colla, le sottilissime stampe ricavate dai negativi in vetro, trattati al collodio o alla gelatina-bromuro.
All'epoca in cui Gian Battista Canè avviava un altro studio fotografico in Via Cavour n° 61 a Ravenna, risultava a Roma, in Via Principe Amedeo n° 14, un altro studio fotografico intestato a “Canè Coniugi”, che nel marchio riportava un premio di I° grado vinto nel 1887 all'Esposizione fotografica di Firenze. Di certo non sappiamo se codesto studio gli appartenesse o meno. Risulta, invece, che a Forlì nel primo decennio del Novecento, Gian Battista Canè trasferì lo studio fotografico da Corso Vittorio Emanuele, 17 a Via Carlo Cignani, 1.
A partire dal 1870, dopo Gian Battista Canè , diversi fotografi aprirono a Forlì Studi Fotografici, con sala di posa e scenografie:
Casali – Via Bufalini.
Lo Studio fu poi rilevato da Bernardo Moschini e nel 1893 da Augusto Roveri .
Pietro Pettini – Corso G. Garibaldi angolo con la Piazza Ordelaffi che rilevò in seguito lo studio di Augusto Roveri. (come si vede dalle pubblicità qui sotto che, o erroneamente o volontariamente, è stato scritto "STUDIO FOOTOGRAFICO")
Lo Studio fu rilevato dopo il 1907 da Eugenio Tartagni , già direttore dello Studio stesso.
Amedeo Del Monte – Corso G. Garibaldi al vecchio numero civico 109.
Guglielmo Limido “Fotografia Milanese” – Corso G. Mazzini.
Limido era nato nel 1883 a Milano e venne ad abitare a Forlì nel 1895 per lavorare con G. B. Canè, ma subito dopo assieme alla moglie aprì un nuovo Studio.
“Fotolampo” di Antonio Dondi – Ambrogio Radice – Stabilimento fotografico Enrico Brini – Stabilimento Fotografico “Studio di Pittura” – O. Bertaccini – “Fotografia Forlivese” – Foto Celli – Bruno Stefani – Foto E. Zoli – F.lli Savoia – Adrasto Miserocchi – V. Monti – Ugo Manuli.
Un grazie ad Andrea Mandolesi che ha fornito questo bellissimo scatto su cartoncino di Gian Battista Canè, da notare nel retro della stampa il marchio fotografico con lo stemma forlivese e sotto i riconoscimenti dell'Accademia Raffaello d'Urbino, dell'Accademia Dantesca Napoletana (1870) e da quella del Circolo Promotore Partenopeo Gian Battista Vico di Napoli, come descritto sopra da Gilberto Giorgetti. |