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| JOANE SOMARRIBA
Ventotto anni. Spagnola.
Grazie allo strepitoso 2000, una leggenda del ciclismo, in virtù
dell'accoppiata GIRO-TOUR.
Non c'è che dire, questa longilinea atleta basca in quanto a classe ha poche rivali nell'intera storia del pedale femminile.
Fermata da una discopatia nel '92 quando era una delle più promettenti atlete mondiali è rimasta più di due stagioni a letto col dubbio di non poter riprendere una vita normale.
L'esser tornata allo sport ha dimostrato quanto siano immense le sue facoltà. Rientrata nella Nazionale spagnola a suon di risultati in patria, ha riacquisito una buona quotazione internazionale grazie ad una serie di piazzamenti in importanti gare internazionali. Notevole il suo quarto posto al
Giro d'Italia '96.
Nel '98 l'arrivo in Italia in una formazione molto forte col ruolo di gregaria di lusso di Fabiana Luperini.
Il tempo per far vedere la sua eccelsa classe ed un ritorno repentino in patria nella speranza di poter correre con la propria Nazionale il
Tour. Ma il rifiuto della Spagna come equipe e l'imposizione a tutti gli atleti iberici di non partecipare a quella manifestazione nei propri club, portò la Somarriba a pensare al ritiro.
Nel 1999 quando ormai tutti davano Joane per persa al grande ciclismo, arrivò l'offerta
dell'Alfa Lum. Nell'intento del nostro club, c'era proprio l'intenzione di puntare con la Somarriba alla
"maglia rosa". Fu uno "scoop"! Joane finalmente seguita e con una equipe convinta sulle sue potenzialità, deliziò i palati fini del ciclismo
vincendo il Giro davanti alle compagne Boubnenkova e
Veronesi.
Un altro saggio di classe lo diede vincendo pochi giorni prima del Mondiale il
Giro del Veneto.
Nella prova iridata fu protagonista e col settimo posto finale staccò il suo secondo biglietto olimpico.
Il nuovo millennio le ha donato la definitiva consacrazione a leggenda del ciclismo rosa.
Fra le otto vittorie stagionali spiccano dapprima il Tour de Aquitaine colto con un'azione solitaria di 80 chilometri, indi il successo
nell'Emakumen Bira, una delle principali corse a tappe iberiche, dove a ha pure vinto la
cronotappa in salita.
E' poi venuto il bis al Giro d'Italia grazie ad una
formidabile cronometro a Sassuolo e l'acuto finale sul Bondone.
Quaranta giorni dopo anche la maglia gialla del Tour de France l'ha consacrata regina.
Una corona costruita sui viali di La Salvetat, concretizzata nella formidabile crono di Toulouse e resa fulgida con una delle più imperiali ascese della lunga storia del
Tourmalet.
L'apoteosi dei Campi Elisi ha eletto il suo sorriso nel mito di questo sport.
Alle Olimpiadi nella prova su strada su un percorso ridicolo, com'è purtroppo consuetudine ai mondiali e, appunto, alle
Olimpiadi ha dato spettacolo, ma non è riuscita a levarsi da ruota le avversarie.
In quella giornata di freddo e pioggia ha purtroppo rimediato un'influenza che l'ha costretta a correre la crono olimpica con la febbre: risultato un quinto posto che comunque dimostra le sue alate facoltà.
Ai Mondiali di Plouay non ha partecipato proprio a causa dell'influenza rimediata in Australia. Una rinuncia che non ha scalfito per nulla un leggendario 2000.
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